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Il recupero dei metalli attraverso l’impianto di strippaggio

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Impianto di strippaggio: un esempio concreto di economia circolare applicata 

L’impianto di strippaggio o stripping, vale a dire di asportazione di metalli dallo strato superficiale, nasce in risposta alla volontà di ampliare qualitativamente e quantitativamente le potenzialità di recupero di Valmet, realizzando contemporaneamente il paradigma dell’economia circolare. L’idea è semplice: recuperare rimanenze di magazzino e scarti di produzione in maniera economica, sostenibile, usando energia rinnovabile, in circuito chiuso senza consumare acqua e reimmettendo totalmente i materiali componenti nella filiera produttiva.

Valmet Refining ha iniziato a sviluppare questa idea, attraverso un impianto dinamico, versatile e in continua evoluzione, pensato per migliorarsi anno dopo anno sia nelle performance produttive, sia nella riduzione dei consumi e degli impatti.

Modalità di recupero
È ampiamente diffuso l’interesse al recupero di specifici scarti, come ad esempio gli accessori moda, rivestiti all’esterno di metalli preziosi, ma composti all’interno da metalli originariamente considerati di meno valore e poi rivalutati dallo stesso mercato di riferimento, come il rame e le sue leghe (zama e ottone). Proprio per questo l’impianto di strippaggio tratta prevalentemente materiali provenienti dal settore galvanico, dalla moda e dal mondo del bijou, da cui arrivano avanzi di magazzino, prodotti di scarto, quali campioni utilizzati per test, dunque manipolati o rovinati, articoli difettati o imperfetti.

Come avviene
Attraverso un sistema completamente automatizzato, il rivestimento prezioso esterno viene separato dal supporto per mezzo di reazioni chimiche o elettrochimiche e di una fase di lavaggio, in seguito alla quale i metalli costituenti la matrice sono pronti per essere reimmessi nel mercato. Grazie all’adozione di un programma di gestione con software dedicato, l’operatore non entra mai in contatto diretto con soluzioni e reagenti durante le varie fasi che consentono di recuperare i metalli. Gli oggetti e i metalli preziosi superficiali, in uscita dal processo,  vengono stoccati in apposite aree e poi destinati ad ulteriore raffinazione o alla reimmissione diretta nel mercato, a seconda della tipologia e della loro composizione.

Quali sono le possibili evoluzioni
Il work in progress è su due fronti: il primo è burocratico, ottenere la qualifica di fine rifiuto (EOW) per i metalli in uscita dal processo. Come spiegato in precedenza si tratta di metalli di valore ai quali mal si addice “l’etichetta di rifiuto”, vogliamo quindi utilizzare anche gli strumenti giuridici a disposizione affinché venga superato il gap che separa il progresso tecnologico da quello normativo. L’altro progetto prevede di rendere l’impianto ancora più sostenibile ed indipendente, mediante il rifornimento di acqua ed energia provenienti da autoproduzione e recupero interno.